Varici

Le varici sono delle dilatazioni sacculari delle vene, che spesso si evidenziano allungate, dilatate e tortuose a livello degli arti inferiori.
Si distinguono:
·varici tronculari, quando sono interessati gli assi safenici,
·varici reticolari, quando sono interessate le collaterali safeniche,
·varici extrasafeniche, quando si evidenziano al di fuori dei territori safenici, ·teleangectasie, quando la dilatazione interessa i capillari.
In base alla loro patogenesi vengono classificate in:
varici primitive o essenziali o varici secondarie ad altra patologia e varici congenite, quando sono presenti fin dalla nascita, di solito per condizioni malformative.

TERAPIA DELLE VARICI

L’approccio terapeutico alle varici degli arti inferiori è molteplice.Negli stadi iniziali della malattia può essere sufficiente nel controllo dei sintomi la terapia medica associata all’elastocompressione. Nei pazienti con varici conclamate con interessamento del sistema safenico è indicata la terapia chirurgica, mentre la scleroterapia trova la usa indicazione elettiva nel trattamento delle varici reticolari e delle teleangectasie (Piccole vene superficiali).

TERAPIA MEDICA: La terapia medica negli stadi molto iniziali della malattia varicosa può essere il trattamento di scelta. Essa si avvale di farmaci in gran parte di origine vegetale, detti perciò fitofarmaci, il cui meccanismo d’azione è principalmente caratterizzato dalla proprietà di attivare il ritorno venoso e linfatico. Alla categoria dei bioflavonoidi appartengono molti di questi farmaci, quali la diosmina, l’esperidina, la troxerutina, la rutosidea, l’escina e gli antocianosidi del mirtillo, mentre il ruscus aculeatus e la centella asiatica, pur appartenendo a categorie differenti, svolgono ugualmente un’attività flebotropa e vasoprotettrice. L’efficacia di questi fitofarmaci sui sintomi soggettivi della malattia varicosa e soprattutto sull’edema è comprovata da evidenze cliniche, che riportano un netto miglioramento della qualità di vita dei pazienti che li utilizzano.

TERAPIA CHIRURGICA: Il trattamento chirurgico del paziente portatore di varici degli arti inferiori ha come principale obiettivo la risoluzione o il miglioramento del quadro sintomatologico, e la prevenzione delle complicanze. La terapia conservativa, basata sull’elevazione dell’arto inferiore in posizione di scarico, sull’elastocompressione per il controllo della stasi e quindi dell’edema, sulla medicazione locale in caso di complicanze ulcerose, non è in grado di correggere il disturbo emodinamico responsabile della flebopatia. Dalla differente presentazione dei quadri clinici in cui prevale un quadro ostruttivo da quelle in cui prevale il reflusso, dipende una strategia chirurgica, che è attualmente diversificata per ogni singolo paziente, non più indiscriminatamente ed estensivamente ablativa, ma finalizzata alla correzione dell’alterata emodinamica venosa dell’arto. Alcuni sintomi, come la facile affaticabilità o la pesantezza dell’arto inferiore, possono avere una causa non venosa, quale una neuropatia o un’artropatia, oppure la malattia venosa può essere una semplice concomitanza: in questi casi deve essere considerata la scarsa efficacia dell’intervento chirurgico al fine del miglioramento della sintomatologia. Stili di vita errati, l’eccesso di peso, la scarsa attività fisica, l’esagerata sedentarietà e i difetti posturali sono tutte situazioni che, se corrette in tempo utile, possono essere sufficienti ad evitare l’intervento chirurgico..

CHIRURGIA ABLATIVA: La chirurgia ablativa comprende gli interventi di safenectomia, la crossectomia e la flebectomia.
La safenectomia interna o esterna si realizza mediante la tecnica dello stripping. L’asportazione dei tronchi safenici può essere associata alle varicectomie di coscia e/o di gamba ed alla sezione-legatura delle vene perforanti insufficienti. La crossectomia consiste nella deconnessione della giunzione safeno-femorale, associata a legatura e sezione di tutte le collaterali della crosse, associata a flebectomia.
La flebectomia per miniincisioni è una tecnica dalle finalità estetiche, oltre che funzionali, si realizza con l’asportazione dei rami varicosi del circolo superficiale attraverso incisioni di pochi millimetri.

LA COMPRESSIONE

La compressione è di fondamentale importanza nella prevenzione e nel trattamento della malattia varicosa. Il tipo di compressione, la modalità di applicazione e la durata della stessa variano a seconda del quadro clinico, per cui la scelta della compressione, in associazione o meno ad altri trattamenti, richiede di essere modellata in rapporto alle necessità del singolo paziente ed alla entità della malattia. La compressione può essere attuata tramite bende, generalmente utilizzate per la confezione di gambaletti, oppure mediante tutori elastici. I tutori elastici, distinti a seconda della loro lunghezza in gambaletto, calza, monocollant e collant, sono denominati preventivi o terapeutici a seconda che la compressione da essi esercitata alla caviglia sia minore o superiore ai 18 mm di Hg. A loro volta i tutori elastici terapeutici sono classificati in 4 classi, di compressione crescente a seconda della classe, ciascuna con le proprie indicazioni: classe 1 insufficienza venosa lieve classe 2 insufficienza venosa moderata classe 3 insufficienza venosa severa classe 4 insufficienza venosa grave Oltre alle calze preventive e terapeutiche vanno ricordate le calze cosiddette “antiembolia”, utilizzate nella prevenzione degli episodi tromboembolici. Queste si differenziano dagli altri modelli, perché danno una compressione standard di 18 mm di Hg alla caviglia e di 8 mm di Hg alla coscia e quindi possono essere indossate e tollerate durante tutto il giorno, anche la notte. Dopo interventi chirurgici di safenectomia la compressione trova la sua indicazione nella prevenzione degli ematomi e nella riduzione dell’edema e quindi del dolore. Nell’immediato postoperatorio si utilizzano dei bendaggi fissi, adesivi o coesivi, seguiti dopo 2-3 giorni dall’utilizzo di calze o di monocollant elastici della 2° classe di compressione, che vengono indossati per circa 4-6 settimane.

 

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